Il torrente Chiaravagna nasce dall’unione del Rio Cassinelle e del Rio Bianchetta.

Per decenni la Val Chiaravagna ha rappresentato un simbolo di devastazione ambientale: il Rio Cassinelle ha raccolto i liquami della discarica di Scarpino e gran parte della valle è interessata da attività estremamente impattanti, quali cave di materiale calcareo a cielo aperto.

Qui sorgono borghi che per secoli hanno animato le valli sestresi: i loro toponimi fanno risalire le origini a tempi in cui una vasta area della piana di Sestri non esisteva ancora e al cui posto il mare formava il golfo di S. Lorenzo. Troviamo gli antichi borghi Panigaro, Barcadeo e Serra, che conservano scorci naturalistici di notevole pregio (si possono ammirare meravigliosi roseti selvatici), nonostante la fragilità del territorio causata dall’azione antropica. Ci troviamo sul confine orientale della ZSC (Zona Speciale di Conservazione) IT1331615 “Monte Gazzo”.

Nelle acque del torrente, nonostante le innumerevoli pressioni, è ancora presente il vairone (Telestes muticellus), pesce tutelato a livello europeo. Tali residue condizioni di naturalità si riflettono sulla catena trofica, infatti è anche presente il martin pescatore (Alcedo atthis), un uccello protetto prettamente ittiofago. Queste specie sono ulteriormente minacciate dalla presenza di altre, esotiche invasive, introdotte nei nostri ecosistemi dall’uomo. Ne è un esempio la testuggine palustre americana (Trachemys scripta), anch’essa rinvenibile lungo il corso del Chiaravagna.

Nelle aree boschive sono presenti numerose piante tipiche degli ambienti freschi e ombrosi: primule (Primula vulgaris), erba trinità (Hepatica nobilis) e dente di cane (Erythronium dens-canis). Nei cespuglieti si ritrovano importanti orchidee: Barlia robertiana, Ophrys sphegodes e Anacamptis pyramidalis.

In foto: Martin pescatore (Alcedo atthis) – Collezione privata

I numeri sulla mappa si riferiscono alla collocazione dei cartelli illustrativi dell’area